Tuesday, October 17, 2017

L'altro

Sono nascosto in alto e lo osservo.
E' buio, lui non lo sà, ma io comunque lo vedo.
E anche se non lo vedessi sentirei il suo fetore che da generazioni quelli come me hanno imparato ad odiare.
Prima che arrivasse lui avevo tutto. Adesso posso solo stare qui, in alto, nascosto tra la polvere e aspettare che dorma per scappare in un'altra stanza.
Poi si sveglierà, e vedendomi comincerà ad inseguirmi e io ad arrampicarmi in alto, di nuovo, per sempre, in un eterno carosello.
Si è preso tutto quello che era mio, subito e tutto insieme.
Il divano, il letto, lo spazio sotto il tavolo. Tutto.
Ero il re del mondo, ora sono l'ultimo dei servi.
E gli 'altri' non hanno detto niente. Complici. Infami. Lo odio, spero che bruci.


Ieri ho fatto cadere dalla scrivania un wizzis sperando che nella sua voracità lo fagocitasse e ne rimanesse soffocato, ma all'ultimo uno degli 'altri' glielo ha tolto di bocca.
Devo farmi un appunto di riprovarci un altro giorno, quando siamo da soli.

Ora però sento il suo respiro profondo e regolare. Dorme.
Due salti e sono giù, ma lui ha aperto un occhio.
Per un attimo che mi sembra un eternità l'occhio mi fissa.
Polifemo e Ulisse.
Ci sono due metri tra me e la porta, se è ancora intontito posso farcela.
Corro.
Non sono neanche a metà che lui si è già alzato, ma non posso fermarmi adesso.
E' ancora frastornato ma stà per saltare giù dal divano mentre io sto passando proprio di lì.
Si allunga.
Salta.
Mi manca e scivola.
Mi giro a guardarlo. 'Non sarà mica un salto quella roba sgraziata che hai fatto, razza di rinoceronte rivestito di pelo nero?'
Si rialza subito, ma io con due salti sono arrivato, troppo in alto per lui.
Allora l'infame si accuccia ai piedi del mobile.
Per scendere dovrei saltargli addosso.
E' un assedio: lui è Maometto II e il mobiletto del bagno la mia Costantinopoli.
Mi giro e faccio cadere un rotolo di carta.
Gli arriva addosso ma non sortisce effetto. Neanche un lamento.
Stoico. Idiota, ma stoico.
Attendo. Si stancherà.
Fuori dalla finestra c'è tutta una città, vie, case, famiglie, vita.
DI TUTTA LA CITTA' PROPRIO A ME DOVEVI VENIRE A ROMPRERE IL C***O??????
Sono così nervoso che potrei vomitare.
Chiudo un attimo gli occhi.

Li riapro.
Dannazione mi ero addormentato.
Lui non è più lì sotto. Non sò se mi renda più nevrastenico il vedermelo davanti o non sapere dove sia.
Devo togliermi di qui, ora che lui è altrove.
Scendo silenzioso, sono in mezzo al bagno.
Ma ecco la sua sagoma si staglia davanti alla porta.
Sono fatto. Il tempo che mi giro per risalire e lui mi sarà già addosso.
Mi metto in posizione. Venderò cara la pelle.
Lui si avvicina e... mi lecca riempendomi di bava calda! CHE SCHIFO!!!
Non sò se morirò di terrore o di disgusto.
Mi preparo per dargli un colpo quando da dietro spunta un'ombra enorme. E' uno degli 'altri'.
La sua voce roca sembra dire qualcosa tipo 'Basta Haplo, lascia stare il gatto'
Un'altra ombra da dietro la porta dice 'Hai visto che si stanno avvicinando? Secondo me tempo una settimana o due e diventano amici inseparabili.'
Amici.
Inseparabili.
Mi si delinea in testa una strategia.
Sì, amici.
Potremmo essere amici, dividere gli spazi, magari anche giocare insieme.
Potrei lasciargli il giorno, quando io dormo.
Potremmo.
Poi... la vendetta va gustata fredda, e tra un po', quando si saranno dimenticati, quando nessuno sospetterà più niente, al buio, mentre dorme...
E dopo di lui, farò passare un po' di tempo e mi occuperò anche degli altri.
Sì, senza fretta.
Sì, venite 'amici'... giochiamo!

No comments:

Post a Comment