Thursday, August 22, 2013

Il ritorno dello yeti

Orbene.
Mi sono interrogato se continuare o no questo blog, dato che sono tornato in Italia e mantenere come argomento la vita parigina avrebbe probabilmente poco senso.

Ho provato allora a fare quello che ogni indeciso fa al giorno d'oggi e ho affidato a google le mie scelte, ma per essere un pelo originale invece che usare il motore di ricerca ho guardato gli analitics (ossia le statistiche di accesso al blog, le quali, rispetto al motore di ricerca hanno l'indubbio svantaggio di non presentare quel tasto 'mi sento fortunato' che ti infonde un sano ottimismo).

La prima cosa che si guarda è ovviamente la cartina che dice da dove (nazione, città) hanno visitato il tuo blog.
Italia e Francia in testa, come da aspettative, a sorpresa la Svizzera terza, ma anche un tot di visite dalla Spagna (dove diavolo è Mataro??? E sporattutto chi sono i 2 che hanno passato da li una media di 5:47 minuti sul mio blog???) Germania e USA.

Ovviamente questo dato è inutile per prendere una decisione.

Allora ho guardato le parole chiave con cui la gente è arrivata via motore di ricerca al mio blog, elenco che invece sicuramente potrà illuminarmi.

In ordine decrescente di frequenza abbiamo:

1) piantina come disegnare sketch acqua piscina con pantone
(anch'io la domenica pomeriggio non so mai che cazzo fare, allora cerco un sito che mi spieghi come disegnare l'acqua della piscina, voi no?)

2) occasion dusiem
(già si immagina che la premier occasion sia andata malino, se alla dusiem sei finito sul mio blog, eviterei di cercare la tresiem. Al limite mi comprerei un vocabolario...)

3) ci vediamo in francese randevu
(qui non si capisce se ci stiano informando che sono intenti alla visione del documentario sardo 'randevu' tradotto nella lingua di Moliere, o solo alla ricerca di parole che aiutino nell'acchiappanza di gnocche d'oltralpe)

4) principessa uiui blogspot
(ma chi è sta uiui? Io me la immagino come una piena di cerotti che si lamenta in continuazione. Non cercatela, lasciatela dov'è!!!)

Ne seguono poi alcune altre, ancor più inutili delle precedenti...

La panoramica di dispositivi, browser e sistema operativo di chi ha avuto accesso al blog (ci credevate ancora alla praivasì, eh, sciocconi che non site altro?) non credo possa darmi dei parametri decisionali interessanti.

Vabbè , google non aiuta stavolta.

Allora penso invece alle molte e frequenti insistenze (2 persone in 3 mesi) che ho ricevuto per non smettere.
Questa cosa, effettivamente mi lascia altra scelta che provare a continuarlo.
Il titolo non lo cambio, un po' perché mi sono affezionato, un po' perché su blogger è troppo un casino.
Non sò, potrei fare qualcosa tipo sul fatto che tutti vogliono emigrare e io ritorno, tanto per attirare come nuovi lettori specialisti in psichiatria...
oppure scrivere sull'Italia vista dall'estero, anche se non sono più all'estero: Pirandello si roderebbe il fegato per non averci pensato lui a sceneggiare una cosa così...
o infine potrei semplicemente scrivere un po' tutte le cazzate che mi passano per la mente...

credo farò l'ultima!
Alla prossima allora!!!

Thursday, July 4, 2013

Paris.zip II parte

Nella puntata precedente eravamo rimasti ad essere in 3 in un appartamento al 4 piano dove la metratura procapite era inferiore ai 5 metri quadrati ossia al minimo legale per una gabbia per suinocultura (eravamo quindi in attesa di qualche attivista di greenpeace che volesse manifestare pro bono nostro).

Una delle cose che più risente della diminuzione dello spazio calpestabile a disposizone è ovviamente l'intimità.
E' vero che esistono famiglie in altri continenti che abitano in baracche monostanza e arrivano anche fino a 7 figli, ma il meccanismo mi è oscuro.
Cioè, il primo ok. Il secondo, mentre il primo è piccolo, ancora ci arrivo.
Forse forse anche il terzo ci scappa un pomeriggio in cui stai festeggiando la vittoria dello scudetto da parte del New Delhi, ma dal quarto in poi come si faccia con tutti sti marmocchi in giro in poco spazio, devo dire che mi è davvero misterioso.

Devo dire che già in Milano, ove la metratura era assai più generosa, avevamo praticamente creato un letto a tre piazze che faceva immaginare a chi lo vedeva che dalle nostre parti ci si divertisse parecchio (e in parecchi).
In realtà la transumanza notturna del nano ci costringeva ad avere dell'extra spazio per consentire all'anello debole della catena (io o Rita a seconda del caso) di esser fatto rotolare via dal nuovo che avanzava in mezzo al materasso, e che il rotolio non portasse il malcapitato/a a cascare sul duro e freddo parquet di palissandro.

L'impossibilità di applicare questa stessa logistica nel simpatico mini appartamento ci costringeva quindi ad un'altra strategia o meglio ad una formazione inedita di approccio al fantastico mondo di Morfeo: io e il nano nel lettone (o meglio lettuzzo dato che era una piazza e mezzo) e Rita nel divano letto in cucina/salotto.
Questo ci dava da una parte la possibilità la sera di poter far addormentare Marco nella camera e noi stare a guardarci due telefilm o leggere qualcosa in cucina, evitando che poi l'anello debole della catena dovesse poi a metà notte cambiar addirittura stanza in caso di sopravvenienza dell'essere.

Tutto ciò aveva come benefit collaterale il fatto che io e il nano si abbia approfondito parecchio la relazione.
Quello che segue è una sintesi di una serata tipo in cui io cerco di addormentarlo con mezzi non violenti e lui cerca di resistere.

Di solito la cosa inizia così: "Papà mi leggi una storia?"
Ed io che dopo un pò ho finito tutto il materiale italiano a disposizione sono costretto ad inventare.
Dopo aver persino creato una saga in 18 puntate con protagonista una cacca che scappando da una fogna di Milano arriva in Groenlandia dove va a vivere sopra un albero (se c'è JJ Abrams in ascolto sappia che i diritti vengono via con poco...) anche la fantasia scarseggia e quindi:
"Caro Marco stasera ti racconto la storia di Ken Shiro..." 
(per chi non la conoscesse: http://it.wikipedia.org/wiki/Kenshiro).

Quando, dopo che Ken, il guerriero delle sette stelle, ha ammazzato un gozillione di nemici grazie all'auto di Shu che usa la tecnica dell'airone bianco di nanto ed alla fine combatte contro Raul e lo sconfigge, liberando Julia e facendo tornare il sole sulle terre devastate dalla guerra nucleare, viene il momento della buona notte.
"Spegnamo la luce Marco e dormi, allora."

"Ma scusa papà..."
E su quelle tre parole si infrange per sempre sempre la mia speranza che egli s'addormenti presto.
"Ma scusa papà, nella storia di Can Ciro non ho capito com'è la mossa dell'airone di Mantova..."

Evitando di fare la correzione ortografica della sua frase, se no stiamo qui fino a dicembre, gli mimo goffamente da sdraiato le mosse di Shu, per le quali anche due anni e mezzo di tai chi non mi sono particolarmente di aiuto, ma ciò nonostante questo pare placare la sua curiosità.

Ma non faccio in tempo a sperare, che lui di nuovo:
"Ma scusa papà, sai che ho pensato?"
(No, ma temo che vorrai spiegarmelo in tutti i dettagli. Penso io senza dirlo.)
Nonstante il mio silenzio, lui prosegue: "Da grande vorrei fare il razzista."
Io: "Come il razzista, non è mica una cosa bella... è poi non è un lavoro." (Almeno di recente...)
Marco: "Ma allora chi è che pilota i razzi?"
Io: sospiro di sollievo
Marco (irrefrenabile): "Ma poi quanto fa tutti per uno? E' uguale a uno per tutti?"
(Ti prego, niente filosofia dell'algebra dopo le 10 di sera...)
"Anzi, sai cosa ti dico, visto che non ho sonno voglio vedere se riesco a contare fino a mille: 1,2,3... 10,11...20...30...40..50...60...90.. 99, 100, centouno, centoUNO, dopo cosa viene... ah si il DUEcento, e quindi dopo il TRE cento..."
(Pitagora, perdonami ma non me la sono sentita di correggerlo)
"quattrocento cinquecento ... novecento... dopo il novecento?"
IO:"Mille, Marco Mille!!!! cel'hai fatta adesso si dorme!!!!"
Marco:"Già mille??? beh è facile allora voglio arrivare a un milione..."

Se passando da rue clouet sentite qualcuno contare in italiano, sappiate che ove c'è un bimbo che si bea c'è un padre che soffre, in un letto stretto, in silenzio. E se siete fedeli di qualche dio, mandate una preghiera perchè il nano si addormenti di botto.
bonne nuit

Tuesday, June 18, 2013

Bio Cane!

Confesso che prima di aver avuto un figlio non mi ero mai avventurato in un negozio bio.
Guardavo solo con malcelata diffidenza i 'natura si' ed i loro listini prezzi a la tiffany del cetriolo.
Dopo averli dovuti frequentare e avendo avuto esperienza anche di altre catene (qui in Francia ce ne sono almeno 5 o 6) devo dire di essermi ricreduto: non sono più diffidente, anzi ci lancerei proprio dentro delle molotov (a benzina verde però).

Lo ammetto: Non sopporto i bio! È una categoria che detesto.
Ne ho girati un pò controvoglia e la tipologia umana è sempre lei: simil sorriso sempre stampato (come dire: come sono contento di essere in un negozio bio! Ma ammazzati!), età né giovane né vecchia, curato ma finto trascurato e mai di fretta.

I clienti potrebbero essere un caso, o gli stessi che girano e rincontri sempre. Invece comunque e ovunque vai anche il personale ricalca un insano clichet.

I cassieri mi fanno morire: per assumerli credo usino lo sfigmomanometro per verificare che la pressione minima sia 50 e la max 51 (giusto perché facciano un sobbalzo ogni tanto che li distingua dai gerani, se no non sai mai cosa stai annaffiando).

Ti guardano con un sorriso che dura 1.8 secondi poi tornano nel loro mondo dove battere più di un articolo al minuto è peccato mortale. Salvo poi magari fermarsi due minuti a guardare sorridendo il sacchetto dei fagioli borlotti bio del cliente davanti a te. Stai salutando un parente forse???

Ma comunque la sintesi è: Se sei di fretta non sei bio!
Se ti vien da sbuffare e picchiare il piede perché sei in ritardo la tipa della fila a fianco ti guarda come se fossi un pitecantropo perché non sei abbastanza bio!
Ma vatti a sparare (con un proiettile al ging-sen però)!

Poi arrivi finalmente al cassiere che muovendosi alla moviola ti chiede la carta fedeltà.
Non gli dici che faresti a questo punto la tessera del mc donald piuttosto che essere fedele a loro, per timore che abbia un travaso di clorofilla.
Mordendoti le labbra attendi che batta tutto e rifiuti l'offerta di insacchettarti la roba perché sai di avere un'aspettativa di vita di soli 76.5 anni.
Al momento del conto allora tiro fuori una banconota da 50 E e per la prima volta vedo un guizzo di vita dietro a quegli occhi.
Che c'è, il biglietto da 50 non è fatto con inchiostri vegetali o non è riciclabile?
No, è che lo infastidisce il non avere da cambiare. Allora veloce come un ghepardo morto si dirige alla cassa a fianco e tu vorresti morire perché sai già che prima dei quarti di finale dei mondiali del Brasile 2014 non tornerà indietro con il tuo resto!!!

Ma poi, perché diavolo va uno a far la spesa al bio?
Perché è più buono? Mica vero, la prima volta che un conoscente mi ha fatto assaggiare una bibita bio a 'taurina e melograno' per poco sboccavo...
Perché è più sano? Una volta ho mangiato un verme con la mela. Anticrittogamici tutta la vita.
Per vivere più a lungo? Beh, per dirla con Woody Allen, magari campo una settimana in più ma in quella settimana ci sarà un anticiclone che porta 42 gradi e il condizionatore del centro anziani sarà rotto!!!!

Alla prossima!




Tuesday, May 14, 2013

Paris.zip - PARTE I

Ho già parlato altrove dello shock spaziale che uno affronta negli appartamenti parigini.
Ovviamente non nel senso cosmologico del termine, ma nel senso delle dimensioni bonsai delle case (pero' a prezzi da vendita di un rene per pagare l'affitto).

Nelle puntate precedenti eravamo passati da un 100/110 mq di Milano ad un 45/50 mq in zona Pasteur (che non è la fermata della linea rossa in viale Monza).
E fin qui tutto bene. Anzi, questa decrescita felice ci faceva sentire molto bohemien: casa più piccola, niente macchina, l'ascensore dove ci stavano solo due persone denutrite ma molto affiatate tra loro... tutte cose con quel puntino di scomodità ma ancora più che accettabili.

Purtroppo la casa di Bd Pasteur aveva un problema: una proprietaria che non ce lo poteva affittare per tutto il periodo della permanenza e quindi abbiamo dovuto, per gli ultimi due mesi cercare un altro loculo ove dimorare.

Il problema che abbiamo dovuto affrontare non era da poco: trovare un appartamento in una zona non lontana dalla scuola di Marco, per un periodo troppo lungo per un affitto da turista e troppo breve per un residenziale, in uno dei periodi più turistici dell'anno (tra il 20/4 e il 16/6) e senza spendere un occhio della testa.
Ovviamente a qualcosa abbiamo dovuto rinunciare...

I NEUTRINI: LE GESTA, I SOGNI E  GLI AMORI
Ovvero: esiste la vita nell'infinitamente piccolo? E se c'è, è intelligente o cretina come un allocco?

Come in ogni videogioco, passato il primo quadro, arriva il secondo quadro che è 17 volte più difficile e ti ranza via.
Nel nostro caso il primo quadro era Bd Pasteur, il secondo è Rue Clouet.
Qui, a una modica cifra pari allo stipendio di un quadro intemedio della  Magneti Marelli, abbiamo potuto affittare un simpatico 20/25 mq al quarto piano senza ascensore (finalmente un po' di cardio fitness, echeccavolo).

Il fantastico bilocale più servizi è composto di un grazioso corridoio con contatori a vista (con un numero di differenziali 3 volte maggiore di quello di casa mia... forse qui è un elemento decorativo???).
Sul corridoio (dove a lato dei contatori c'è appeso l'immancabile orologio a muro rotto che segna sempre le 10:10) si affaccia una stanzetta con letto matrimoniale ed un armadio con specchio sull'anta, modello Crepax (nel senso che c'è una crepa probabilmente già dal giorno successivo alla consegna).

Ma il vero pezzo forte è la sala con cucina a svista (cioè che la sala è cosi' piccola che se hai una svista finisci addosso ai fornelli e ti fai un ustione di III grado).

La stanza è fornita di un magnifico divano letto, ma a questo punto manca lo spazio per un tavolo.
E qui viene in nostro soccorso quello che per me fino ad oggi era solo una leggenda: il tavolo all'americana.
Tavolo e sgabello all'americana. Bambino all'italiana.
Casa alla francese
Largo 0,75 piatti e alto una fila di mattoni di vetrocemento di troppo, consente di mangiare abbarbicati sugli appositi sgabelli, forniti di serie, facendo cadere ogni cosa e rendendone impossibile il recupero.
Salvo finirci poi con i piedi dentro a fine cena perchè nel frattempo ti eri dimenticato che ti era caduto un pezzo di frittata, che quindi calpesti e ti ritrovi spappolata sul calcagno.


Per questioni di spazio, ovviamente, non abbiamo un frigo intero ma quelli bassi, delle fantastica marca waltham, che sembra sia arrivato nightmare con la sega elettrica a tagliarlo in due.
Cosi' abbiamo la simpatica opportunità di scendere ogni un per due a far la spesa, tanto son solo 4 piani...

In compenso pero' il fantasmagorico waltham fà perennemente un casino che pare una lavatrice (fortunatamente in fase risciacquo, non centrifuga).
Ma per aiutarci a non pensare alle nostre disgrazie, siamo a pochi metri da un ponte della metropolitana che, sebbene i doppi vetri ci proteggano dai rumori, quando un treno passa più veloce di un tot ci regala un simpatico vibromassaggio atraverso il pavimento.


La fortuna, comunque, vuole che si sia sul lato su cui sorge il sole e che i padroni di casa ci abbiano dato solo una tenda antisole decente pensandoci amanti delle albe parigine e cose cosi'.
Percui in cucina abbiamo una tenda rossa che fa filtrare tutta la luce dando in compenso una simpatica atmosfera da bordello vietnamita.
La prima mattina, vedendo Rita sul divano-letto con una benda sugli occhi immersa nella luce rossa, ho pensato che volesse giocare a 50 sfumature di grigio. Mi metto subito a cercare manette e frustini ma poi mi sovviene che, cause mancanza di spazio, li abbiamo rimandati in Italia.

Quando pero' noto anche due tappi nelle sue orecchie capisco che quella che indossava era solo una mascherina per la luce.

Dalla nostra parte comunque abbiamo il fatto che siamo una generazione passata attraverso cubo magico e tetris. Questi due sport ci sono tornati molto utili quando, per esempio, per aprire l'anta dell'armadio dovevamo spostare la valigie, per spostare la valigia dovevamo spostare i giochi di Marco, per spostare i giochi di Marco dovevamo spostare Marco e per spostare Marco dovevo far entrare Rita in bagno.

Insomma, amici vicini e lontani, non vi offendete se in queste ultime settimane parigine non vi invitiamo a venirci a trovare a casa nostra, ma l'unico spazio rimasto a disposizione è la doccia (e neanche sempre perchè ci stendiamo dentro i panni ad asciugare).

[to be continued]

Tuesday, May 7, 2013

Emmenthal vs Camembert

Un edificio abbastanza bello
Cari miei qui il mondo si internazionalizza ed io pure. Quindi mica sto solo a Parigi, ho anzi fatto un giro a Ginevra per una roba che a spiegarla è noiosa (e quindi non vi annoieró).

Inizieró con il darvi una notizia bomba: la Svizzera è un posto fantastico dove essere ricchi. Tutto è molto bello, pulito, pieno di verde e fontanelle.
Persino l'acqua del lago di Ginevra è più trasparente di quella dell'Adriatico.

Ci sono cose che si erano viste solo nei fumetti, tipo i distributori dei giornali che si aprono senza dover mettere le monete (c'è una fessura accanto ma la gente ci mette i soldi per onestà, mica perchè obbligata, e anzi, nessuno forza lo scatolotto per fottersi i soldi di quelli prima...).

Sedia di Calvino (pare scomoda ma non me la fecero provare)



Gli svizzeri poi non sono così svizzeri come si dice. Ne ho visti infatti alcuni attraversare con il rosso (e non credo fossero immigrati, dato che recentemente hanno ridotto le quote di europei che possono importare...)

Invece devo dirvi che, per essere poveri, la Svizzera mi è sembrata un posto un pó più fetecchia della media (che già non è un gran che direte voi).

Infatti, sfatiamo un altro luogo comune: i mendicanti ci sono, ma quando ti chiedono dei soldi, sussurrano come se ti stessero chiedendo qualcosa di terribile.

Il sentore me lo ha poi confermato un gruppo di immigrati (non erano quelli che passavano con il rosso) che manifestava.

Siccome i cartelli erano in francese, ho sfruttato la mia conoscenza della lingua per leggerli, evitando così di dover porre domande che, a causa della loro scarsa conoscenza della lingua, avrebbero potuto essere fraintese.
Capisco così che le lamentazioni avevano origine dalla decisione delle autorità di chiudere i bagni pubblici e una terrazza dove si ritrovavano abitualmente (ovviamente nella terrazza si ritrovavano, non nei bagni).
Certo che anche loro, andare in Svizzera per cercare spazi di socializzazione... li ci vai se hai bisogno di una banca o di sciare, se ci vai per socializzare sei un po' ingenuo...
Ricordo infatti un fine agosto in cui un amico aveva convinto me ed altri 3 ad organizzare una spedizione a Ginevra, città, secondo la sua narrazione, piena di collegi femminili dove le studentesse te la tiravano dietro senza neanche che tu dovessi chiedergliela.
Partiti quindi in 4 sul mio vecchio Citroen GSA, causa mancanza della carta verde non siamo riusciti mai a passare la frontiera, anzi al secondo valico in cui cercavamo di passare mi hanno minacciato il sequestro dell'auto.
Morale quella sera birretta sui navigli (ossia con gli svizzeri non si socializza).

Dopo neanche mezzora, manco volessi dare riprova sperimentale a quanto protestato dagli immigrati, mi trovo nelle condizioni di dover fare pipì, e quindi cercare un bagno (una terrazza, per quanto mi scappasse assai, mi sembrava eccessiva).
Non ho franchi in tasca, solo euro, quindi non posso usare lo stratagemma del caffè, così inizio ad aggirarmi alla ricerca di una tualet.

Gira che ti giri, neanche un vespasiano, e siccome siamo in centro città, di farla in un angolino buio non se ne parla neanche (notare che un po' in tutto il mondo i problemi urologici sono molto sentiti, vedi per esempio i muri antiurina parigini che pero' giammai vidi).

Essendo che la pressione interna mi impedisce di gustarmi il paesaggio, cerco di farmi venire un'idea.
Ed in effetti, articolo un sillogismo si fatto:
il simbolo della città è un fantastico getto d'acqua alto 140 metri;
una fontana cosi' stimolerebbe l'apparato urinario anche ad un cammello;
sotto la fontana deve esserci per forza una tualet.

Con un senso dell'orientamento degno di Davy Crockett allora giro a sinistra verso il lago e, per una botta di fortuna inenarrabile, mi trovo proprio in corrispondenza del getto d'acqua.
A passi lunghi mi dirigo verso la fontana e vedo proprio sul molo, in corrispondenza, un prefabbricato bianco e blu sul quale mi pare di scorgere l'amato simbolo dell'omino e della donnina.

Sollevato per l'ulteriore colpo di fortuna, raddoppio la velocità. Ma quando appoggio la mano sulla maniglia della porta, sento che la fortuna è finita li, in quanto essa resiste ai miei caparbi sforzi.
Alzo la testa, e sulla porta vedo un cartello fatto su un foglio A4 dove con grafia incerta sono scritte le lettere HS.
Capisco al volo che non sono le iniziali di Han Solo ma che ahime la tualet è Hors Service!(fuori servizio).

Gosh! Che fare????
Mi volto, vedo una scaletta ed un piccolo molo riparato.
Forse nessuno mi vedrebbe...
MA come faccio, sotto c'e' l'acqua del lago, cosi' pulita, cosi' Svizzera...
Svizzera come il cioccolato, gli swatch;
Svizzera come l'emmenthal, lo strudel.
Svizzera come l'ICMESA..?!?


Sai che? Seveso, mo ti vendico io!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Mi dirigo al molo fischiettando 'God save the queen' per confondere eventuali rilevatori di italiani, e compio il mio dovere di patriota.
Non saranno state tonnellate di diossina, ma sti 300/400cc glieli ho piazzati tutti!!!!
Vedrete che la prossima volta un'industria chimica svizzera ci penserà due volte, echeccavolo!

Tuesday, March 19, 2013

Le cors (parte II)

Riassunto della puntata precedente:
un italiano in Francia decide di imparare la lingua locale e per questo vuole frequentare ad un corso, ma al momento dell'iscrizione cade in un agguato dove viene sottoposto ad un test su dottori peruviani, immobili in affitto e lettere bucherellate a cuggine inesistenti.
La salute, in compenso, va bene.

Il tempo fugge e non si arresta un ora, e il risultato del test viene dietro a gran giornate.
Ed infatti il martedì successivo mi presento con il solito anticipo alla scuola ove avrebbero dovuto declamare i risultati del test e farmi iniziare le lezioni nel livello 2.1 come da aspettative.
Per ingannare quindi l'attesa, stavolta non inaspettata, vado in una bulansgerì ed ordino dall'amico bulansgiè un pan ò resen.
Mi muovo con scioltezza, sento la lingua d'oc, quella d'oil o entrambe fluire in me insieme alle uvette che mastico.

Tornato all'ingresso della scuola vedo che gli amici, fratelli, compagni di corso entrano nel cortile dal portone appena aperto.
Sul portone vedo un foglio che indica in quella che ormai diverrà la mia seconda lingua i piani e le aule divise per livelli. Il 2.1 è al secondo piano, aula 6.2. Sis pointdò, mi ripeto mentalmente.

Attraverso sicuro il cortile dirigendomi alla rampa di scalini che saliro' agilmente due a due.
Ma cosa vedo? Perchè gli amici fratelli colleghi si fermano davanti a quella porta a vetri con dei fogli appesi?
Guardo anch'io e mi pare una Schindler's list di 4 fogli di nomi con un titolo fatto da un numero a due cifre. Intuisco vagamente che possano essere i risultati dei test.

Mi accalco anch'io in questa stupenda a variegata umanità che spazia dall'asia al sudamerica e svettando inizio a guardare i quattro fogli.

LIVEL 2.2
Non lo guardo neanche.
Ma si, lo guardo.
Ma no non posso esserci...
Ma dai si solo una sbirciatina.
Si dai...

Alvarez ... Sheng Yan ... Zineda

No non ci sono. Vabbè niente.

LIVEL 2.1
Eccomi qui: Divicze ... Mosca ... Stefanovic ... TORRES ????
DOVE CAVOLO E' TARASCONI???
Calma, ci deve essere un errore. Adesso controllo che manchi anche dalle altre due liste e poi andro' ad inoltrare un garbato, ma fermo, reclamo.

LIVEL 1.2
Almeida ... Kim ... Pavlovich ... UFARTE???

Comincio a temere di essere nella  barzelletta dove un padre cerca il figlio appena nato di nome Charlie, salendo i piani di un ospedale dove i bambini sono catalogati in ordine crescente di bruttezza dal basso verso l'alto, finchè, superato il piano dei bambini orribili, trova un piano dove il cartello recita solo: CHARLIE.
Guardo se non c'è un quinto foglio intitolato TARASCONI.
Grazie a Ganesh non c'è.

Intanto vedo Stefanovic che indica il suo nome nella lista del 2.1 e poi si dirige verso la rampa di scale DOVE IO AVREI DOVUTO SALIRE.
Cerco di non pensare "maledetto mi hai rubato il posto, torna al tuo paese!" anche perchè neanch'io sono nel mio. Invece mi faccio forza e guardo la lista successiva.

LIVEL 1.1
Vado dritto alla T e, ahimè, trovo Tarasconi scritto pure sbagliato TRASCONI.
Per un attimo penso che magari è un altro, chesso' un immigrato turco, ma subito l'ipotesi mi sembra un po' turlupina.

La classe 1.1 non è nemmeno al piano superiore. Si entra da una porta nel cortile. Pure questa umiliazione.
Guardo con odio i bastardi che salgono le scale per il 2.2, 2.1 ma anche per 1.2 mentre io vado verso l'ingresso dove un indiano sta discutendo parlando un inglese da indiano con la docente dicendogli più o meno: "Ma perchè mi avete messo in questa classe? Anche l'anno scorso ero qui.."

Ecco ora mi è tutto più chiaro: qui vige l'arbitrio più assoluto. Non posso frequentare un corso dove ti mettono nei livelli a cazzo... mica siamo a miss maglietta bagnata!

Attendo quindi che l'indiano finisca di protestare e poi mi avvicino all'insegnante e le dico (in inglese, a sto punto col cavolo che vi do' un altra occasione di giudicarmi, razza di infami):
"Mi spiace, ma ho un problema personale per cui non potro' partecipare al corso, ero venuto ad avvisarvi."
"Oh che peccato" [che peccato stacippa: avreste dovuto impegnarvi di più se mi volevate! NDR]

Mi volto e mi dirigo alla postazione del bikesharing sentendo dentro di me lo stesso guazzabuglio di emozioni che dovevano aver provato gli alpini della Julia nel ritirarsi nel 1943 dalla pianura del Don: imbattuti ma comunque sconfitti.
Beh forse nel mio caso proprio imbattuto no, ma dai, almeno per un po' lasciatemelo credere...

Tuesday, March 5, 2013

Le còrs (parte 1 di 2)

Stufo di sentirmi in difetto ogni volta che devo prendere dal panettiere qualcosa che non sia una baghett o di sentire un brivido di terrore al solo pensiero di dover chiedere in un supermercato dove si trovino i quaderni a righe, o infine (e questo è stato il colpo di grazia) di sentirsi insicuro come la prima volta quando entro da un vetraio, ho deciso di iscrivermi a un corso di francese per stranieri.

[prima di parlare del corso un breve inciso sul vetraio: abbiamo rotto un vetro 33x37,5 cm che ci ha cambiato alla bella cifra di 118E. Ipotizzando uno spessore di 0,4 cm e un peso specifico di 2,2 gr/cm3 viene la bella cifra di 110E/kg. Se l'argento oggi era quotato 28 $/oncia penso che il vetro sia ormai un bene rifugio da non scartare: signori broker in ascolto siete avvisati]

Mi hanno detto infatti che i corsi municipali costano poco e sono di ottima qualità, allora siccome non so rinunciare ad un buon rapporto qualità prezzo (mica come il vetro, vacca eva) scarico il modulo e inizio la compilazione.
E qui mi assalgono i primi dubbi.
Non tanto sulla parte nome e cognome (anche se ogni volta capire tra nom e prenom sia il nome e quale il cognome non è affatto banale) ma sono in imbarazzo sul livello da scegliere: 1.1 1:2 2.1 o 2.2 ????
E poi la procedura mi sembra di capire si basi su un atto di fede: ossia inviare via posta l'iscrizione e mettere nella busta un'altra busta affrancata con il proprio indirizzo, per ricevere la risposta ancora via posta.
Ossia se consideriamo un 50% di possibilità che ad ogni tragitto la busta si perda ed un 25% che qualcuno di ciuli il francobollo, ed un 10% che l'impiegato smarrisca il modulo fa un totale di 110% di possibilità che non riesca ad iscrivermi al corso.

Chiedo allora conferma a Lorenzo di aver bien comprì il tutto. E lui mi pare affermare che le poste in Francia funzionano, e quindi niente di strano che ci si facciano anche di queste cose.
Infine mi elargisce un saggio consiglio (o meglio lo ricicla) suggerendomi di iscrivermi alla classe dove potrei essere il più scarso, in quanto così imparerei più velocemente.

Allora io scelgo il 2.1 senza esitare, compilo, francobollo e spedisco. Tanto la busta non tornerà.

E invece, puntuale come un eczema dopo due tavolette di cioccolata, ecco arrivare nella casella della posta la busta affrancata che mi convoca presso una locale scuola elementare dopo 2 settimane per il test d'ingresso. Incredibl!

Così il giorno fissato prendo la bici e mi dirigo senza esitare (ma sbagliando comunque due o tre incroci, però sempre con incrollabile fiducia) verso il luogo del test.
Immagino si svolgerà un allegro colloquio ove una simpatica insegnante dal gradevole aspetto scambierà con me qualche opinione sul mio lavoro, la città e anche magari sulla situazione in generale del mondo, dopodichè con un ampio sorriso mi scriverà sul foglio di ammissione un grandissimo 2.1 rimandandomi alla settimana successiva.


Quindi per non fare la solita figura dell'immigrato sempre in ritardo arrivo un pò prima (tipo mezz'ora in anticipo) e mi dirigo alla porta della scuola dove mostro il mio foglio al bidello (bidel ?) verso il quale sonto ormai un afflato di fratellanza, visto che da li a breve parleremo la stessa lingua, e sorridendo gli dico "entreè test cors fransè".
Il mio nuovo fratello francese però mi blocca e mi dice "Ueit autsaid til sics tòrti"
Mi sento un pò come un rifugiato respinto alla frontiera, ma paziento.
Mi appoggio alla classica righiera da marciapiede di scuola elementare ed attendo.
Poco a poco il marciapiede si popola: Vedo arrivare asiatici ed est europei. Sento arrivare qualche altro italiano, ma rimango stranito dal non vedere nessun nero e solo una donna magrebina (in realtà poi mi verrà spiegato che neri e magrebini sono quasi tutti francofoni...)

Alle 18:32 si aprono i cancelli e saliamo al primo piano, e veniamo divisi in 3 classi.
Un'insegnate (che non è quella che doveva interrogarmi nelle mie immagini) mi infila in mano un foglio con un test scritto e mi indica di sedermi con gli altri.

OK
Inizio e compilo nom e prenom invertendo i due. Cancello e riscrivo. No, erano giusti prima.
Vabbè non posso ricancellarli, li lascio invertiti. Capiranno.
Poi scrivo l'indirizzo nel punto sbagliato. Lo cancello e lo riscrivo nel punto giusto.
Calma, se no qui mi mandano al corso di alfabetizzazione, altro che francese.

Giro la pagina.
Il test è diviso in 4 parti: se sbagli la prima rimani al livello 1.1; se la fai giusta sei al 1.2.
Se fai giusta la seconda parte passi al 2.1
Se fai giusta la terza passi al 2.2
Se fai giusta la quarta non ho capito, forse gli insegnanti ti fanno la ola e ti cantano la marsigliese in polifonia. Boh.

Iniziamo le danze
PRIMO LIVELLO: VICTOR

In un rettangolo in testa della pagina si trova il curriculum di un tale di nome Victor, che di base fa il dottore ed è peruviano, ma sa anche l'inglese ed un muchio di altre cose di cui basicamente non me ne potrebbe fottere di meno.
Scrivi almeno 5 frasi per un totale di 40 parole su Victor.

Uff che palle. Victor è un medico. victor è del Perù. victor è questo. Victor è quello.
1 2 3... 37 38 39 40
Basta Victor mi hai scassato abbastanza. Passiamo oltre. Salutami Machu Picchu.

SECONDO LIVELLO: L'ANNUNCIO

In un rettangolo dallo sfondo grigio si declamano le seguenti parole:
Affittasi appartamento ... vicino alla fermata del metro ... quarto piano ...
e altri dettagli che durante la ricerca della casa mi avevano talmente riempito gli occhi da farmi tornare su la viand di due mesi prima solo a rivederli.
Fai almeno sei domande sull'appartamento.

Scarto le prime che mi vengono in mente perchè non credo che la moralità della mamma di chi scrive sti test sia tema di esame.
A che piano è l'appartamento? In che arrondissmont è l'appartmento? Lo stabile ha un ascensore?
Quanto viene l'affitto? Quanti metri quadri è l'appartemento? L'appartamento è ammobiliato?

Per un attimo penso a fare una settima domanda, ma non voglio strafare.
A questo punto sento che il livello 2.1 è nelle mie mani, per cui affronto giro pagina e mi butto su quella successiva rilassato.


TERZO LIVELLO: RIEMPI I BUCHI

Stavolta a piena pagina si trova una lettera a mia cugina in cui, a causa di un alzheimer galoppante, ho saltato dei pezzi e che adesso mi tocca riempire di nuovo cercando di ricordare cosa stessi pensando all'epoca ed utilizzando presente, passato e futuro.

CARA CATERINA HO TROVATO FINALMENTE UNA CASA A PARIGI, ____________
Virgola !?!??! Che cavolo si aspettano che metta come seconda parte di una frase del genere??? Boh Salto.

PARIGI E' UNA CITTA' MAGNIFICA (niente di parte il test eh?) E SONO CONTENTO PERCHE'______________
de che????????????? mah metto sgie allè a vuar la tur eiffel.Una leccata di culo ogni tanto ci sta bene, dai.

QUANDO VERRAI A TROVARMI NOI ___________________________
Orca. Qui ci vuole il futuro. Ma adesso vi frego io.
Allons a vuar la tour eiffel
No. Cancello se no sembra che qui si possa solo andare a vedere la torre eiffel.
Allons a vuar le sciamp de mars
(tanto son li vicino)


Finiti altre sei / sette buchi, mi alzo e consegno.
L'insegnante mi fa sedere, mi fa due domande in francese su dove lavoro, quanto sto in Francia, dopodichè mi dice di ripresentarmi la settimana successiva.
Io sento il calo di adrenalina che mi scioglie le membra e mi dirigo come Filippide dopo aver attraversato di corsa la pianura di Maratona, verso casa.
La mia vera guerra alla Francia doveva ancora cominciare, però tornavo a casa con la sensazione di aver vinto la prima battaglia.

[continua]

Monday, February 18, 2013

La piscine travai pà

Eccoci di nuovo in piscina.
Qualcuno forse penserà che qui a Parigi non si possa fare di meglio o che io non faccia altro che in fondo non si possa fare anche altrettanto bene, se non meglio, in piazza Bacone o via Mincio...

In realtà qui si fanno un sacco di altre cose, solo che sono un pó meno interessanti da raccontare.
Cioè magari vai a vedere la mostra di Dalì e ti vien da dire "pero'che figo".
Oppure vai al museo di pittura, vedi Goghèn, Monè, Delacruà e dici "pero' che fighi" (e qui mi vien da dedurre che se non sei almeno un po' figo, in un museo non ci finisci mediamente, almeno qui in Francia).
Infine vai al museo di arte moderna, vedi Miró e dici: 'beh se avessi avuto come me Rosaria Strippoli come prof di arte al liceo saresti finito pure tu pieno di 4 in disegno e a fare ingegneria gestionale, altro che in un museo'.

La piscina invece è un pó un esperienza universale che ci accomuna, a partire dal liquido amniotico, e quindi vien più facile da trasmettere.

Dovete sapere che ho avuto ultimamente qualche difficoltà ad andarci in quanto è in corso uno sciopero del personale bagninistico e quindi plurime volte trovi o la piscina chiusa o la piscina sovraffollata (perchè le altre sono chiuse) e non riesci ad entrare.

Dando un occhiata al sito del comune di Parigi ho quindi cercato, nonostante il mio francese, di capire comemai scioperano da cosi' tanto tempo, ma soprattutto perchè.
Infatti non solo in Francia hanno (tutti) uno stipendio minimo di quasi 1.100E per 35 ore, non hanno il numero mostruoso di contratti atipici che ci sono nella simpatica terra a forma di stivale.
Ma anche già si comportano come gente che ha una vita extralavorativa e non si adattano ad orari e compiti da scopa nel cu*o, ed infatti se vuoi andare in piscina dopo le 18:30 devi consultare gli orari perchè solo pochi giorni alla settimana sono aperte...
Insomma roba che se dovessero lavorare con i contratti di Milanosport darebbero fuoco agli stabilimenti balneari.

Quindi mi metto a leggere e non capisco bene i dettagli delle rivendicazioni ma a piede di pagina trovo una simpatica nota che afferma qualcosa tipo 'il è proposè au tituler dun abonamont de beneficier dun prolungasion de 3 muis de lor abonamont'.

'Questa è civiltà' penso, facendo il simbolo dell'euro con le pupille. Qui non si ribalta sull'utente il costo sociale dello sciopero, eccheccavolo.
Guardo più sotto e vedo che la prolungasion si ottiene directamont a la cass della piscina. Ottimo.

Pochi giorni dopo quindi riesco ineffabile ad introdurmi tra un agitazione e l'altra in una piscina.
Mi dimeno a stile libero quindi per un tot di vasche nella scia di nuotatori di un popolo che non ha il bidet, cercando di pensare ad altro e soprattutto di non bere.

All'uscita allora mi preparo ad ottenere la mia legittima prolungasion. La frase dovrebbe suonare tipo: 'buongiorno, prolungamento abbonamento, sciopero'. Essenziale ma inoppugnabile.
Quindi: bunsgiur, prolungasion abonamont... ma qui mi sorge un problema.

La parola sciopero è una delle prime che ho sentito giunto qui, quando una volta Lorenzo mi aveva detto che c'era lo sciopero all'asilo nido di sua figlia. Purtroppo le due parole mi sono rimaste in memoria intimamente collegate in maniera indistinguibile.
La cresc de la griev o la griev de la cresc?
Non ce la posso fare. La possibilità di affermare di fronte al cassiere il concetto: 'buongiorno, prolungamento abbonamento, asilo nido' mi turba profondamente.
Penso ad un sinonimo.
Agitasion sosial? Troppo rischioso...
Piscin Serrat? Improbabile...
Astension travai? Manca di credibilità...

In questi casi l'unica è buttarla sul tecnologico. Gli diro' che l'ho letto sul sito e lui capirà.

Mi avvicino quindi e dico:
bunsgiur, prolungasion abonamont, comm sur uebsait, sivuplè (che ci stà sempre bene)

Lui mi guarda, guarda l'abbonamont, guarda me e quando credo abbia capito mi risponde:
'prolungasion sulmont a aprè la dat despirasion'

Non credo di aver capito cosa voglia dire di preciso: se mi rinnovano 3 mesi gratis solo alla fine, se pensa che volessi prolungarlo a pagamento con troppo anticipo o solamente che sono un po' rincoglionito. Pero' ho pensato che mi terro' il dubbio, e cerchero' di conviverci.

Inoltre quel despirasion che somiglia un po' a disperazion mi pare riassumere le mie speranze di riuscire a farmi 12 settimane a babbo morto per le piscine parigine...
Mi caccio la tessera in tasca, lo saluto e ringrazio.
Mersi' e aurevuà anche a voi...

Thursday, January 31, 2013

Come difendersi da San Remo

Caro amico espatriato,
senti avvicinarsi il festival della canzone italiana e temi che il vicino francofono ti irrida ricordandoti momenti musicali tristi come 'SI VIVE UNA VOLTA SOLA' di Loredana Lecciso o financo il Giocasgiuè di Cecchetto????

Ebbene leggi questo manuale di difesa preventivo e vedrai che ti basterà fischiettare 4 note di una delle canzoni qui sotto per far si che l'amico d'oltralpe riabbassi lo sguardo sul suo piatto di formaggi caprini dall'odore quanto meno opinabile.

Ecco a voi una top 4 (anche perchè di più diventa farsi davvero del male):

Lio - AMOUR SOLITAIRE (1981)


Ecco qui una simpatica francesina con un nome d'arte che prima di allora ci avrebbe fatto pensare solo ad un'utilitaria della Renault da 1100cc.
Visto che c'e' una nebbia che neanche a novembre sulla martesana, lei che fa? Balla in baby doll. Giusto.

Cosi' abbigliata quindi predica l'amour solitaire. Un invito che per chi entrava nell'adolescenza in quegli anni fu come insegnare ai gatti ad arrampicarsi.
Profetici i flash di luce, in quanto i fari fendinebbia allo iodio pare siano stati inventati solo l'anno successivo, nel 1982.

Wanda Maria Ribeiro Furtado Tavares de Vasconcelos (è il suo vero nome, chissà che liberazione essere chiamata solo Lio) ha anche avuto altri successi discografici tra cui vogliamo citare  l'evocativo Banana Split che pero' non riesce a bissare le vette poetiche di amur soliter.

Ha fatto tipo 14 dischi e recitato in 22 film. Da non credere.
Ha fatto 6 figli, e a questo, visto il video, già ci vien più facile crederlo.



À cause des garçons - À cause des garçons (1987) 


 Due ex modelle di Marie-Claire creano questo pezzo di autentica poesia ove tra l'altro affermano che "À cause des garçons, On se presse le citron"  (ogni ipotesi su cosa allegorizzi le citron possiamo vagliarla).
Insomma nella terra di Rimbo' e Bodler il cuore lirico palpita ancora (peccato abbiano scartato il tiolo originale del pezzo: le citron du mal).
Vogliamo pero' soffermarci sulla permanenza di 12 settimane nella top 50 francese ed un insospettabile 11 posizione.
In Belgio arriva addirittura 2 nella top 10, ma li pare abbiano ben altri problemi (vedere bonus track).

Sheila & B. Devotion - Spacer (1979)


In realtà qui è francese solo la cantante. Sheila, al cui look Spielberg si è ispirato per guerre stellari, e alla quale aveva pure rubato in un primo momento il nome per la principessa.
Solo dopo una causa sui diritti d'autore (a cui pure apple e samsung hanno voluto partecipare sugli avversi fronti, più per abitudine che per altro), il noto regista ha dovuto ripiegare su Leila.
I riff iniziali, da suonerie nokia con le batterie scariche, hanno fatto gettare sulla pista generazioni di francesi che attendevano solo di poter ululare roteando il braccio il refrain 'a speeiserrrrrr' con la R rutilante.

Caroline Loeb - C'est la Ouate (1986)

  
Un pezzo così indimenticabile che me lo ero scordato e qui appare grazie ad un memo di Alessandro Spinazzola.
Un controverso invito a restare nell'ovatta che il fu Woytila voleva come inno della famiglia mentre il fu Padoa Schioppa lo metteva all'indice come origine del fenomeno dei bamboccioni.
La frase ... "e neglisgie la suat" fu un inno per molte generazioni anche se da più parti giunse l'accusa di aver accellerato il crollo del distretto della sericoltura a Lumezzate.


Bonus track:
TELEX - MOSKOW DISCOW (1979)

Lo ammetto: questi sono Belgi. pero' come tenerli fuori da qualsiasi compilaton horror? Non ho avuto il cuore di non metterli...

Infine (cortesy of Paola Luciani) altre due traccie per sfatare il mito che in Francia sia tutto amur e Asnavur.
Un paio di canzoncine di french black metal (insomma i Rammstein de noi artri) che piaceranno ai grandi, ma faranno anche la felicità dei più piccini.

http://www.youtube.com/watch?v=uLSUQYzqXZ0
http://www.youtube.com/watch?v=MidK_M8vNic

Monday, January 14, 2013

le dentist

Diceva il buon vecchio Sun Tzu che le cose regolari portano alla scontro, e quelle imprevedibili alla vittoria.

Appena tornato a Parigi, mi si rompe imprevedibilmente un'otturazione, ma non ho vinto una cippa.

Infinite sono le invocazioni a santi e divinità protettrici dei dentisti che io ho elevato sentendo un pezzo non proprio microscopico del mio molare inferiore destro appoggiarsi sulla mia lingua, la quale, oltre a battere sul dente dolente come suo uso e costume secolare, andava anche a tagliarsi sul bordo affilato prodottosi con il distacco.
Insomma bei momenti qui in Francia, non a caso patria di De Sade.

Il giorno dopo in ufficio quindi mi faccio dare quindi una mano da Lorenzo, che si offre di aiutarmi a prenotare via telefonica un dentista, spacciandosi per me (il mio francese non potrà mai arrivare ad osare tanto...)

Lorenzo quindi alza la cornetta e parla con la centralinista che si occupa degli appuntamenti ed io lo sento dire parole come:
Bonsgiur... prendr apuntamont... ui... ui...

Ma ahimè l'infida segretaria non si lascia abbindolare così facilmente e gli pone una domanda. Probabilmente a trabocchetto perchè lui mi guarda un secondo con lo sguardo impanicato che rivolge un bovino all'allevatore il giorno del macello.

Al che io in un attimo di empatia lo guardo e mi tocco la guancia all'altezza del molare incriminato.

Ma lo sguardo di panico non passa.
E con un secondo momento di empatia (e qui mi sono giocato tutte le empatie a mia disposizione per il prossimo decennio) comprendo:
A) che Lorenzo non è al videotelefono e quindi la segretaria non ha visto il mio gesto
B) che gli manca il vocabolario medico dentistico
Allora illuminandomi gli dico: LE MOLER.

Lui ripete come ipnotizzato "le moler" ma il suo sollievo è solo momentaneo perchè mi guarda di nuovo con lo sguardo della mucca carolina.
Al che mi gioco il terzo bonus empatia (sapendo quindi che non ne avrò più per tutta questa vita e forse anche per un paio delle successive) e gli sussurro OTTURASION SALTEE.

Lui ripete otturasion accompagnato da un altro verbo francese meno improbabile e si illumina di immenso. Io mi sento come se avessi vinto il jackpot alla ruota della fortuna.
Dopo che gli ho aperto la strada, Lorenzo può quindi dire cose come ursgient, dolor, e altri sostantivi atti ad ottenere un appuntamento prima di subito.
Ma la scaltra centralinista non ci casca, perchè non mi da appuntamento prima di martedì 15 gennaio (ossia 6 giorni dopo).

Per quanto illogico sia, io in realtà scalpitavo dalla voglia di farmi infilare in bocca un trapano da una persona che non capisce quello che dico, con i potenziali risultati che tutti possono immaginare.
Per questo motivo decido di recarmi in un santr de santè nel quartiere, ovvero una specie di ASL.

Entro e prendo un numerino. E fin qui tutto ok.
Ho davanti a me 8 numeri. Ci sono 5 casse. L'ultima volta all'ASL di Via Fantoli avevo due persone davanti con due casse ed ho atteso mezz'ora.
Quindi ho sicuramente tempo per sedermi e pensare a cosa chiedere esattamente, tanto sarà come in tutte le ASL: su cinque sportelli, in due ci saranno impiegate della Francia del sud che non fanno una mazza dalla mattina alla sera, una avrà il computer rotto, una sarà l'amante del capo e starà li a farsi le unghie e l'unica che lavora sarà incasinata con una vecchietta che deve fare 70 esami diversi...

Questa ridda di simpatici pensierini mi viene interrotta dal segnale luminoso che chiama il mio numero.
Maledetti. L'hanno fatto apposta per spiazzarmi.
Allora vado allo sportello e inizio con un overstatement: "sgie ne parl franse trebbien..."
L'impiegata capisce al volo la situazione e mi dice "Inglisgh?"
Non ci posso credere. Allora le spiego la mia tragica situazione ma lei, indicandomi un cartello, mi spiega che gli appuntamenti di odontoiatria si prendono al 2 piano dell'edificio D.

Per nulla demoralizzato e con la convinzione provata dall'esperienza che le ASL francesi sono abitate da creature superiori, mi dirigo al 2 piano dell'edificio D dove, sono ormai convinto, dopo pochissimo prenderò appuntamento tramite una segretaria che parla un simpatico inglese con accento parigino.

Infatti salgo, stacco il numerino e mi siedo.
Sul tavolino ci sono alcune copie di Metro (oh, anche qui?).
Ne apro una: copertina + 2 pagine sui matrimoni gay.
O hanno tanti gay, o hanno tanti matrimoni. Beh buon per loro, viva l'abbondanza.

Vengo ancora interrotto nei miei pensieri dal numerino e vado all'ultimo sportello dove trovo una cassiera dalla faccia che non esprime proprio sgiuà de vivr.

Good Afternoon - dico io ormai convinto del bilinguismo dilagante nelle ASL parigine.
Bosgiur - risponde lei acida.
Azz. Questo rovina tutti i miei piani. Dovrò improvvisare in francese.
"Sgie vulè prendr appuntamont avec le dentist"
Randevù - mi corregge lei manco fosse Amanda Lear a cui avevo sbagliato il refrain del suo hit single...
Oui randevu - annuisco io coprendomi il capo di cenere.
uns fevrie - allora mi rimanda lei maligna.

Sun Tzu diceva: le cose regolari portano alla scontro, e quelle imprevedibili alla vittoria.
Qui ha vinto l'ASL con una cosa prevedibile: l'appuntamento troppo lontano. Sun, come me lo spieghi... ?

mersi, trop tard - rispondo io e mi giro ed esco.
In fondo anche Sun Tzu, spero, apprezzerebbe il valore di una ritirata strategica...