Thursday, July 4, 2013

Paris.zip II parte

Nella puntata precedente eravamo rimasti ad essere in 3 in un appartamento al 4 piano dove la metratura procapite era inferiore ai 5 metri quadrati ossia al minimo legale per una gabbia per suinocultura (eravamo quindi in attesa di qualche attivista di greenpeace che volesse manifestare pro bono nostro).

Una delle cose che più risente della diminuzione dello spazio calpestabile a disposizone è ovviamente l'intimità.
E' vero che esistono famiglie in altri continenti che abitano in baracche monostanza e arrivano anche fino a 7 figli, ma il meccanismo mi è oscuro.
Cioè, il primo ok. Il secondo, mentre il primo è piccolo, ancora ci arrivo.
Forse forse anche il terzo ci scappa un pomeriggio in cui stai festeggiando la vittoria dello scudetto da parte del New Delhi, ma dal quarto in poi come si faccia con tutti sti marmocchi in giro in poco spazio, devo dire che mi è davvero misterioso.

Devo dire che già in Milano, ove la metratura era assai più generosa, avevamo praticamente creato un letto a tre piazze che faceva immaginare a chi lo vedeva che dalle nostre parti ci si divertisse parecchio (e in parecchi).
In realtà la transumanza notturna del nano ci costringeva ad avere dell'extra spazio per consentire all'anello debole della catena (io o Rita a seconda del caso) di esser fatto rotolare via dal nuovo che avanzava in mezzo al materasso, e che il rotolio non portasse il malcapitato/a a cascare sul duro e freddo parquet di palissandro.

L'impossibilità di applicare questa stessa logistica nel simpatico mini appartamento ci costringeva quindi ad un'altra strategia o meglio ad una formazione inedita di approccio al fantastico mondo di Morfeo: io e il nano nel lettone (o meglio lettuzzo dato che era una piazza e mezzo) e Rita nel divano letto in cucina/salotto.
Questo ci dava da una parte la possibilità la sera di poter far addormentare Marco nella camera e noi stare a guardarci due telefilm o leggere qualcosa in cucina, evitando che poi l'anello debole della catena dovesse poi a metà notte cambiar addirittura stanza in caso di sopravvenienza dell'essere.

Tutto ciò aveva come benefit collaterale il fatto che io e il nano si abbia approfondito parecchio la relazione.
Quello che segue è una sintesi di una serata tipo in cui io cerco di addormentarlo con mezzi non violenti e lui cerca di resistere.

Di solito la cosa inizia così: "Papà mi leggi una storia?"
Ed io che dopo un pò ho finito tutto il materiale italiano a disposizione sono costretto ad inventare.
Dopo aver persino creato una saga in 18 puntate con protagonista una cacca che scappando da una fogna di Milano arriva in Groenlandia dove va a vivere sopra un albero (se c'è JJ Abrams in ascolto sappia che i diritti vengono via con poco...) anche la fantasia scarseggia e quindi:
"Caro Marco stasera ti racconto la storia di Ken Shiro..." 
(per chi non la conoscesse: http://it.wikipedia.org/wiki/Kenshiro).

Quando, dopo che Ken, il guerriero delle sette stelle, ha ammazzato un gozillione di nemici grazie all'auto di Shu che usa la tecnica dell'airone bianco di nanto ed alla fine combatte contro Raul e lo sconfigge, liberando Julia e facendo tornare il sole sulle terre devastate dalla guerra nucleare, viene il momento della buona notte.
"Spegnamo la luce Marco e dormi, allora."

"Ma scusa papà..."
E su quelle tre parole si infrange per sempre sempre la mia speranza che egli s'addormenti presto.
"Ma scusa papà, nella storia di Can Ciro non ho capito com'è la mossa dell'airone di Mantova..."

Evitando di fare la correzione ortografica della sua frase, se no stiamo qui fino a dicembre, gli mimo goffamente da sdraiato le mosse di Shu, per le quali anche due anni e mezzo di tai chi non mi sono particolarmente di aiuto, ma ciò nonostante questo pare placare la sua curiosità.

Ma non faccio in tempo a sperare, che lui di nuovo:
"Ma scusa papà, sai che ho pensato?"
(No, ma temo che vorrai spiegarmelo in tutti i dettagli. Penso io senza dirlo.)
Nonstante il mio silenzio, lui prosegue: "Da grande vorrei fare il razzista."
Io: "Come il razzista, non è mica una cosa bella... è poi non è un lavoro." (Almeno di recente...)
Marco: "Ma allora chi è che pilota i razzi?"
Io: sospiro di sollievo
Marco (irrefrenabile): "Ma poi quanto fa tutti per uno? E' uguale a uno per tutti?"
(Ti prego, niente filosofia dell'algebra dopo le 10 di sera...)
"Anzi, sai cosa ti dico, visto che non ho sonno voglio vedere se riesco a contare fino a mille: 1,2,3... 10,11...20...30...40..50...60...90.. 99, 100, centouno, centoUNO, dopo cosa viene... ah si il DUEcento, e quindi dopo il TRE cento..."
(Pitagora, perdonami ma non me la sono sentita di correggerlo)
"quattrocento cinquecento ... novecento... dopo il novecento?"
IO:"Mille, Marco Mille!!!! cel'hai fatta adesso si dorme!!!!"
Marco:"Già mille??? beh è facile allora voglio arrivare a un milione..."

Se passando da rue clouet sentite qualcuno contare in italiano, sappiate che ove c'è un bimbo che si bea c'è un padre che soffre, in un letto stretto, in silenzio. E se siete fedeli di qualche dio, mandate una preghiera perchè il nano si addormenti di botto.
bonne nuit