Tuesday, May 14, 2013

Paris.zip - PARTE I

Ho già parlato altrove dello shock spaziale che uno affronta negli appartamenti parigini.
Ovviamente non nel senso cosmologico del termine, ma nel senso delle dimensioni bonsai delle case (pero' a prezzi da vendita di un rene per pagare l'affitto).

Nelle puntate precedenti eravamo passati da un 100/110 mq di Milano ad un 45/50 mq in zona Pasteur (che non è la fermata della linea rossa in viale Monza).
E fin qui tutto bene. Anzi, questa decrescita felice ci faceva sentire molto bohemien: casa più piccola, niente macchina, l'ascensore dove ci stavano solo due persone denutrite ma molto affiatate tra loro... tutte cose con quel puntino di scomodità ma ancora più che accettabili.

Purtroppo la casa di Bd Pasteur aveva un problema: una proprietaria che non ce lo poteva affittare per tutto il periodo della permanenza e quindi abbiamo dovuto, per gli ultimi due mesi cercare un altro loculo ove dimorare.

Il problema che abbiamo dovuto affrontare non era da poco: trovare un appartamento in una zona non lontana dalla scuola di Marco, per un periodo troppo lungo per un affitto da turista e troppo breve per un residenziale, in uno dei periodi più turistici dell'anno (tra il 20/4 e il 16/6) e senza spendere un occhio della testa.
Ovviamente a qualcosa abbiamo dovuto rinunciare...

I NEUTRINI: LE GESTA, I SOGNI E  GLI AMORI
Ovvero: esiste la vita nell'infinitamente piccolo? E se c'è, è intelligente o cretina come un allocco?

Come in ogni videogioco, passato il primo quadro, arriva il secondo quadro che è 17 volte più difficile e ti ranza via.
Nel nostro caso il primo quadro era Bd Pasteur, il secondo è Rue Clouet.
Qui, a una modica cifra pari allo stipendio di un quadro intemedio della  Magneti Marelli, abbiamo potuto affittare un simpatico 20/25 mq al quarto piano senza ascensore (finalmente un po' di cardio fitness, echeccavolo).

Il fantastico bilocale più servizi è composto di un grazioso corridoio con contatori a vista (con un numero di differenziali 3 volte maggiore di quello di casa mia... forse qui è un elemento decorativo???).
Sul corridoio (dove a lato dei contatori c'è appeso l'immancabile orologio a muro rotto che segna sempre le 10:10) si affaccia una stanzetta con letto matrimoniale ed un armadio con specchio sull'anta, modello Crepax (nel senso che c'è una crepa probabilmente già dal giorno successivo alla consegna).

Ma il vero pezzo forte è la sala con cucina a svista (cioè che la sala è cosi' piccola che se hai una svista finisci addosso ai fornelli e ti fai un ustione di III grado).

La stanza è fornita di un magnifico divano letto, ma a questo punto manca lo spazio per un tavolo.
E qui viene in nostro soccorso quello che per me fino ad oggi era solo una leggenda: il tavolo all'americana.
Tavolo e sgabello all'americana. Bambino all'italiana.
Casa alla francese
Largo 0,75 piatti e alto una fila di mattoni di vetrocemento di troppo, consente di mangiare abbarbicati sugli appositi sgabelli, forniti di serie, facendo cadere ogni cosa e rendendone impossibile il recupero.
Salvo finirci poi con i piedi dentro a fine cena perchè nel frattempo ti eri dimenticato che ti era caduto un pezzo di frittata, che quindi calpesti e ti ritrovi spappolata sul calcagno.


Per questioni di spazio, ovviamente, non abbiamo un frigo intero ma quelli bassi, delle fantastica marca waltham, che sembra sia arrivato nightmare con la sega elettrica a tagliarlo in due.
Cosi' abbiamo la simpatica opportunità di scendere ogni un per due a far la spesa, tanto son solo 4 piani...

In compenso pero' il fantasmagorico waltham fà perennemente un casino che pare una lavatrice (fortunatamente in fase risciacquo, non centrifuga).
Ma per aiutarci a non pensare alle nostre disgrazie, siamo a pochi metri da un ponte della metropolitana che, sebbene i doppi vetri ci proteggano dai rumori, quando un treno passa più veloce di un tot ci regala un simpatico vibromassaggio atraverso il pavimento.


La fortuna, comunque, vuole che si sia sul lato su cui sorge il sole e che i padroni di casa ci abbiano dato solo una tenda antisole decente pensandoci amanti delle albe parigine e cose cosi'.
Percui in cucina abbiamo una tenda rossa che fa filtrare tutta la luce dando in compenso una simpatica atmosfera da bordello vietnamita.
La prima mattina, vedendo Rita sul divano-letto con una benda sugli occhi immersa nella luce rossa, ho pensato che volesse giocare a 50 sfumature di grigio. Mi metto subito a cercare manette e frustini ma poi mi sovviene che, cause mancanza di spazio, li abbiamo rimandati in Italia.

Quando pero' noto anche due tappi nelle sue orecchie capisco che quella che indossava era solo una mascherina per la luce.

Dalla nostra parte comunque abbiamo il fatto che siamo una generazione passata attraverso cubo magico e tetris. Questi due sport ci sono tornati molto utili quando, per esempio, per aprire l'anta dell'armadio dovevamo spostare la valigie, per spostare la valigia dovevamo spostare i giochi di Marco, per spostare i giochi di Marco dovevamo spostare Marco e per spostare Marco dovevo far entrare Rita in bagno.

Insomma, amici vicini e lontani, non vi offendete se in queste ultime settimane parigine non vi invitiamo a venirci a trovare a casa nostra, ma l'unico spazio rimasto a disposizione è la doccia (e neanche sempre perchè ci stendiamo dentro i panni ad asciugare).

[to be continued]

2 comments:

  1. cavolo, questo me l'ero perso... fantastique!! ma la seconda parte?
    mi hai fatto ridere fino alle lacrime con il pezzo sulla frittata!
    elena

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