Tuesday, December 11, 2012

La vuatur 1/2: la locasion

Non contento delle mie precedenti performans automobilistiche durante le quali ho fatto conseguire non pochi danni alla vettura del coraggioso Valerio Sterzi, per il weekend venturo, che faremo in Normandia, ho deciso di avventurarmi con un auto a noleggio, al fine di assestare un colpo definitivo al già provato parco auto d'oltralpe.

Sarà un weekend lungo perchè grazie alle strane alchimie del contratto italiano in terra francese, potro' giovarmi della festa del santo patrono di Milano (Sant Ambros sia in milanese che in francese... e qui siamo alle soglie della sincronicità Junghiana...)

Detto questo ho quindi deciso di avvalermi di un fantastico coupon accattato on line il quale scopro mi consentirà si di risparmiare 70 euro, ma solo pagando il prodotto 54 euro in più di quanto sborsano quelli che non hanno il fantastico coupon.
Nevermind! sono sempre 16 euro netti, mica bruscolini, di risparmio, echeccavolo!

Pero' sebbene il mio francese stia, soprattutto per osmosi passiva, migliorando, la listening comprehension con l'operatore telefonico della Europcar mi lascia più di un dubbio se noi si abbia effettivamente una C3 da ritirare la mattina del 7 dicembre alla stazione di Montparnasse o meno.

Diventa quindi indispensabile un mandato esplorativo al fine di consolidare l'intesa con l'amico noleggiatore.
Nulla di più facile, si va alla stazione di Montparnasse, si trova l'Europcar, si entra e si mostra il coupon stampato biascicando qualcosa tipo 'nolesgiee vuatur', e l'amico noleggiatore con un sorrisone ed una strizzata d'occhio mi conferma che tutto va trebbien.

Ma io ignoravo, pur abitandoci a fianco (il vicino è sempre l'ultimo a saperlo) è che la stazioncina di Monte Parnaso è in realtà un leviatano composto dal oltre 28 binari, 85 biglietterie, 4 livelli, divisi su 3 sottostazioni.


Montparnasse nel 1895
L'entità dell'impresa mi diventa quindi più chiara man mano che mi approssimo allo snodo ferroviario.
Ma ancora incoscente penso che mi basterà entrare e infilarmi ai livelli inferiori: li' dove pulsa il ventre caldo della città ferroviaria si trova senz'altro cio' che io anelo.

Sono le 18:10. Tutto il pendolarismo parigino sulla direttrice atlantica si trova adesso qui, vomitato dalle 2 metropolitane e dai 7 bus che brulicano nei dintorni.

Per fortuna non tutti devono noleggiare una macchina, mi dico cercando facili consolazioni.

Ovviamente in questo girone dei ferrovieri l"amico Europcar non da segno alcuno di palesarsi.

Inizio a temere di dover chiedere informazioni a qualcuno.
Confesso che se fino a qualche settimana fa il terrore era principalmente dovuto al non sapere cosa dire, adesso che, nonostante le mie resistenze, il francese sta entrando un pochino in me (pregasi evitare battute omofobe su questa mia uscita infelice) è dovuto al fatto che so cosa dire, ma non so se mi capiranno.

Cioè adesso si suppone che io inizi a tempinare i passanti chiedendo loro "dov'è" Europcar...
Ossia dovrei fermare uno sconosciuto e apostrofarlo con una una frase che inizia con UE'...

E poi questo UE' come si suppone dovrei pronunciarlo esattamente? Da neonato? Da cumenda milanese? Alla napoletana, magari facendo la mossa?

Cerco di guardarmi attorno per trovare qualcuno a cui possa porre la domanda.
Escludo di fermare uno dei pendolari con il mio UE'. Rivolgo lo sguardo ai negozianti.
Chi puo' avere una faccia che mi ispiri?
Senz'altro non il nero che ha il chiosco di caramelle... mi verrebbe in mente la versione multietnica di Guido Nicheli che fa 'UE' ti terun...'

Non aiuta neanche il fatto che ci sia un negozio di intimo dove la proprietaria ha almeno la 5a. Qui entrare facendo un verso simile ad un vagito potrebbe avere conseguenze penali.

Ripiego sull'edicolante che è una specie di Asterix con i capelli grigi.
Entro e tutto d'un fiato gli dico "Escusemua connevù Europcar?" (all'ultimo al solito il coraggio mi defice...)
La risposta è ovviamente un sussurrato "sgiensepà"

Esco dall'edicola. Mi guardo intorno. Io sono uno, loro sono migliaia. Solo ora capisco il pessimismo cosmico leopardiano nel più profondo della sua essenza.
E allora faccio l'unica cosa che è da fare. Quello che ogni uomo, in almeno un momento buio della sua vita, ha sentito che ha dovuto fare, nonostante tutto.
Mi fermo.
Metto una mano in tasca.
Prendo il telefono e chiamo Rita "Mi cerchi su internet l'indirizzo di Europcar che mi sono perso?"
[continua e finisce nella prossima puntata]

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